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Gravitando intorno all'origine. Un'introduzione alla galassia di Taube.


In accordo con la comunità scientifica, vi è una ragione specifica per cui siamo qui ad affrontare le sfide della contemporaneità: il Big Bang. La crescita demografica e la globalizzazione hanno causato precarietà e angoscia. Con l'eccezione di poche sane regioni isolate, siamo tutti intrappolati in un mondo di caos, in cui il perseguimento della stabilità appare anomalo. Il concetto di “caos” emerge dalla filosofia dell'antica Grecia e, nella Teogonia (700 a.C.), è Esiodo a suggerire che il Caos sia stata la prima cosa ad esistere. Più di duemila anni dopo, abbiamo iniziato a dibattere sulla teoria del Big Bang e l'idea del caos è riemersa come spiegazione filosofica, e non solo, di ciò che è stato generato dalla cosiddetta “esplosione primordiale”. La successiva nascita della vita non è altro che la conseguenza di un continuo mutamento culminato nel raggiungimento di un equilibrio vitale.


Alexandra Taube, Molecules


Tale processo evolutivo, in particolare il binomio antitetico caos-equilibrio, caratterizza l'approccio artistico di Alexandra Taube. Analizzando le sue opere, possiamo facilmente individuare la tangibilità del rapporto tra il suo cosmo pittorico e quello scientifico. Trovando sé stessa in un linguaggio strettamente personale, esteticamente influenzato sia dall'Astrattismo che dall'Action Painting, Taube crea il proprio universo che, così come quello astronomico, appare come un insieme eterogeneo di corpi. L'interazione tra toni discordanti e la coesistenza di vari materiali racchiude in sé gli stessi presupposti del caos, inteso proprio come originale miscuglio di elementi. Questo macrocosmo è metaforicamente ricollegabile sia alla situazione post Big Bang che all’ordinaria vita contemporanea, in cui ogni individuo è assediato da innumerevoli stimoli. Ognuna delle sue tele è uno specchio della nostra essenza primordiale, ma anche un diagramma della nostra condizione attuale.



Alexandra Taube, Discovery, Space e Magic.

La dualità interpretativa del linguaggio di Taube è accompagnata da una sottile morale. Partendo dal caos, rappresentato dall'uso indiscriminato dei materiali, Alexandra propone la sua intima soluzione. Di fatto, l'esistenza stessa del caos presume indirettamente la possibilità dell’equilibrio. La tela, di conseguenza, diventa il campo delle possibilità riparative. Lo spirituale impulso artistico, celato dietro l’atto creativo, si rivolge alla disposizione meticolosa di ogni elemento. Prestando attenzione alle raffinate connessioni presenti nelle sue opere, Taube risolve l'enigma originale della vita dopo il caos. Sebbene la posizione dei colori appaia casuale alla vista, la composizione è armoniosamente orchestrata e ogni componente trova genuinamente il proprio posto. In questo modo il risultato estetico richiama le immagini astronomiche, mentre quello metaforico guarda indietro al vitale equilibrio universale. Vi è sempre l’occasione di ristabilire l'ordine e la chiave è un'autentica visione d’insieme. Alexandra Taube lo fa creando il proprio cosmo e, forse, non è una coincidenza che la parola greca κόσμος (cosmo) significhi proprio "ordine".

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